L’INTERVISTA OVVERO LA RACCOLTA DELL’ANAMNESI

Authored by : Gestione
Last updated on 27 October, 2024
Rapporto medico paziente

Rapporto medico paziente *Sia che avvenga presso uno studio privato o in un ambulatorio, sia che avvenga in un ambiente sanitario al letto del paziente, l’incontro tra un Medico ed una Persona che soffre di una determinata patologia deve necessariamente iniziare con una presentazione e magari una stretta di mano. Spesso il Medico già conosce nome e cognome del paziente, l’età, la professione e molti altri dati essendo in possesso di una scheda nosografica già compilata dal personale amministrativo o infermieristico, per cui se il Medico non si presentasse con nome e cognome il rapporto nascerebbe evidentemente sbilanciato. Si deve dare del Tu o del Lei ad un paziente? Nei paesi anglosassoni il problema ovviamente non esiste: lo “You” risolve infatti questo quesito, che invece si pone dalle nostre parti. Ho visto Colleghi dare cameratescamente del Tu a tutti e poi però magari pretendere il Lei dai Pazienti. Personalmente io credo che a Pazienti molto giovani si debba dare del Tu per farli sentire a Loro agio, non essendo ovviamente abituati al Lei a Scuola o in ambiti sociali diversi, mentre a Chiunque altro vada dato del Lei, ma non per un forma di distacco, bensì di rispetto. In seguito, magari, se si instaurerà un rapporto di Amicizia che travalichi e magari corrobori il rapporto Medico/Paziente, purtuttavia senza minimamente trasformarlo, si potrà passare al Tu reciproco. Non è vero che esercitando la Professione Medica prima o poi si diviene cinici o che tutto venga svolto in una sorta di routine; o comunque fin qui a me non è capitato. E’ vero invece che inevitabilmente un Medico si affezioni ad un Paziente più che ad un Altro, per simpatia, per affinità socio/culturali, per esperienze condivise o magari soltanto perché, pur soffrendo, riesce a sorridere con grande dignità. Sotto il camice ogni Medico è una Donna o un Uomo con il proprio carattere, i propri pensieri e le proprie passioni. Tuttavia se ciò avviene da un lato non deve essere causa di discriminazioni verso gli altri Pazienti e dall’altro non deve condizionare l’operato del Medico che deve necessariamente mantenere il ruolo e la funzione che gli compete. Ma il Medico sotto al camice deve sempre indossare giacca e cravatta e se è Donna vestire all’ultima moda? Non saprei con certezza, ma non credo. Molti Colleghi all’ingresso in Ospedale si cambiano ed indossano tute bianche o verdi sotto al camice di……ordinanza. Di certo questa è una buona abitudine perché tuta e camice la si usano soltanto in corsia e non certo per andare al bar fuori dall’ospedale o a comprare il giornale. Comunque personalmente vedo un Medico che indossa un camice pulito (alle volte i cambi non arrivano puntualmente negli ambienti sanitari ma bisogna assolutamente pretenderli), che indossa sotto al camice una tuta o comunque veste in maniera ordinata, avendo cura anche della propria persona. Non vorrei passare per retrogrado ma ho cacciato dalla corsia studenti in calzoncini corti o studentesse che fanno sfoggio del proprio ombelico magari con tanto di piercing o che girano per le corsie con camici svolazzanti facendo sfoggio di vertiginose minigonne (da sfoggiare ovviamente altrove): ’ una questione di rispetto. E le mani? Come devono essere le mani? Qui ho la risposta sicuramente giusta: come quelle di un pianista. Mi si chiederà: e se uno il pianoforte non lo ha mai suonato? Bene! Allora vi racconto cosa mi impose la mia prima Maestra di pianoforte: la Signora Vanni Serra. Unghia corte e perfettamente pulite: del resto con le unghia lunghe si sente un fastidioso rumore nel pigiare un tasto del pianoforte e, da Medici, non è possibile effettuare una corretta percussione. Assenza di pellicine smangiucchiate che predispongono ad infezioni (paterecci ovvero infezioni periungueali). Assenza di braccialetti metallici (oro incluso) sui polsi in quanto sia se si suona un pianoforte sia se si esegue una palpazione o una percussione il suono prodotto dal braccialetto con i movimenti delle mani interferisce sicuramente con il reperto che si intende valutare. Per smalti e profumi, soprattutto per le Dottoresse: bhe! Fate un po’ come vi pare, ma con moderazione. Insomma una bella Dottoressa o un bel Dottore cordiali e sorridenti sono sempre graditi in corsia e poi i Pazienti sono stimolati Essi stessi a mettersi in ordine che, pur nella sofferenza, aiuta sicuramente a vedersi migliori. La privacy dei Pazienti va assolutamente tutelata al massimo livello. L’ideale è effettuare l’intervista per la raccolta dell’anamnesi ed il successivo esame obiettivo in ambienti dedicati in cui il Medico ed il Paziente possano liberamente confrontarsi da soli. Nessuno ha piacere di narrare la propria Storia, che molto spesso comprende anche aspetti assai intimi, di fronte ad occhi ed orecchie…….indiscrete. Siate pur certi che se non sarete capaci di tutelare la privacy dei Pazienti al massimo livello, Essi mentiranno o vi nasconderanno qualcosa che magari è importante per una corretta valutazione clinica. La parola anamnesi deriva dal greco aνά-μνησις, “ricordo”. Nell’antichità il primo lavoro svolto sull’anamnesi che è giunto ai tempi nostri è stato ad opera del medico greco Rufo di Efeso (80 – 150 d.C.). Di fatto un Medico deve raccogliere in maniera quanto più obiettiva possibile le informazioni che il Paziente gli riferisce e che “ricorda” circa la patologia responsabile del ricovero o comunque la sua famiglia o la sua vita fisiologica o le sue patologie pregresse. L’anamnesi viene anche definita “Storia Clinica” (Historia dal greco ἴστωρ “colui che sa”).Herodotus Massimo Inv124478.jpgErodoto di AlicarnassoCome forse ricorderete dalle Vostre reminiscenze di studi classici, il primo vero storico nella letteratura viene considerato Erodoto di Alicarnasso (484 – 425 a.C.), apprezzato soprattutto per la corretta ricerca delle fonti e l’obiettività nella descrizione di ogni informazione ricevuta o constatata. Ecco: ogni Medico che si approcci ad intervistare un Paziente per raccoglierne l’anamnesi ovvero la Storia clinica deve travestirsi da novello Erodoto (ovviamente metaforicamente: la neuropsichiatria potrebbe essere nel reparto accanto). Ciò che conta quindi è essenzialmente l’obiettività e non l’interpretazione delle informazioni che il Paziente ci fornisce, anche sulla scorta di alcune domande mirate che potremo proporgli per approfondire alcune problematiche che, ovviamente, dovranno essere trascritte in linguaggio “medichese”, ovvero metodologicamente e terminologicamente corretto. Uno dei problemi più importanti è infatti intendersi e farsi intendere dal Paziente: non si può del resto pretendere che un Contadino con la licenza elementare comprenda un linguaggio clinico aulico. Pertanto con l’esperienza si imparerà a tradurre il “pazientese” in “medichese” Volete alcuni esempi desunti dalle mie orecchie: lo “strappamento” in dialetto sud laziale è l’isteroannessectomia (asportazione di utero ed ovaie) e non una pratica Mengheliana in voga ad Auschwitz; uno “gghiommaru” (gomitolo attorcigliato) post deglutizione per i calabresi è sinonimo di blocco retrosternale del bolo, probabile segno di disfagia da acalasia funzionale; con un “pigghia pe fora” (prendi per fuori) una giovane Donna siciliana mi descrisse un coito interrotto che l’aveva resa incinta; ed infine una Paziente era stata trasferita a Roma nel mio reparto dall’Ospedale “State buoni fratelli”, al secolo “Fatebenefratelli”, ma il concetto, vista la identica Mission, ovviamente non fa una piega. Da ultimo, per questa…puntata, state attenti al “burn out”. Se vi capitasse di affezionarvi troppo ad un Paziente che vi diventa Amico e vi chiede una……carezza in più quando soffre, ovviamente donateglieLa, ma se poi la Storia finisce male ed il Paziente termina il Suo percorso su questa terra, vedete bene di non “scoppiare”. Lo so che è difficile, soprattutto all’inizio della Professione, e purtroppo io non so offrirvi un rimedio sicuro o almeno io fin qui non lo ho trovato. Ogni volta che vi capiterà, e vi capiterà, provate a rimettere insieme i pezzettini della Vostra Anima, perché qualcuno è sicuramente volato via. Ma non preoccupatevi: l’Anima di noi Medici è assai grande, se no che Medici saremmo!!!!!!!

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